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_ Crisi del Centro Storico
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Crisi del Centro Storico

Stand:


La crisi del centro storico

La crisi del centro storico ha diverse motivazioni tra le quali va ricordata la crisi della società stessa. La gente, infatti, sempre più propensa all'individualismo, va di fretta, non ha più tempo di guardarsi attorno, di fermarsi, di sedersi su una panchina per fare "quatro ciacole" in compagnia. Ha perso il gusto di "andare in centro", preferisce i centri commerciali, luoghi al riparo dal cattivo tempo, dal freddo o dal caldo, dove camminando poco può trovare tutto ciò che desidera.
Dunque, per rivitalizzare il centro storico è forse indispensabile, oltre a progetti mirati anche di piccola scala (semplici aree di sosta, qualche panchina...), che la gente cambi mentalità, che riscopra il piacere di vivere nella zona più suggestiva e significativa della città alla quale appartiene.
È necessario, prima di tutto, che ogni Comune definisca un programma globale per rivitalizzare il centro storico che tenga conto di vari aspetti (urbanistico, commerciale, della viabilità...) e delle esigenze di tutti i soggetti. In questo modo il nostro patrimonio storico e culturale non verrà dimenticato, anzi potrà far rinascere il senso di identità e di appartenenza che negli ultimi tempi si è affievolito.
Perché tutto questo sia possibile, il centro storico deve ritrovare la propria vitalità economica, sociale, culturale, deve recuperare il proprio ruolo di luogo dell'aggregazione, della relazione, dello scambio, dell'identità affinché non diventi semplicemente uno spazio da contemplare con nostalgia.
Si tratta di un obiettivo che coinvolge gli enti locali, perché soltanto riportando la responsabilità politica direttamente alle istituzioni presenti sul territorio si può rivitalizzare l'interesse e la partecipazione di tutti alla vita culturale dell'ambito in cui si vive. In questo specifico campo, inoltre, non si può separare la tutela dalla fruizione; la funzione pubblica si esplica non solo tutelando e conservando i beni culturali, ma considerandoli una vera risorsa, anche economica.
Non basta coinvolgere i diversi soggetti del campo culturale (Associazioni, Enti, Organizzazioni, Gruppi, Istituti, Operatori) in un dibattito sull'intervento pubblico stimolando una discussione generale, ampia e puntuale. Si deve privilegiare la conoscenza della realtà regionale, in particolare, di quella locale, delle sue condizioni storico-culturali, per giungere ad un'azione scientifica e conoscitiva che sia funzionale alla politica culturale per qualsiasi città. Il punto da cui partire sia il territorio, momento unificante di ogni tipo di scelta nel rispetto assoluto delle varie identità.
Il mondo della politica e quello culturale sono chiamati a dare risposte ai bisogni del nostro tempo, coniugando scienza e tecnica, scuola e società, cultura e tecnologia. Tutto ciò nell'ottica di un rapporto uomo-ambiente (naturale e storico) e di una visione multidisciplinare che vuole un franco confronto di idee nella massima libertà di espressione.
La natura e la cultura non sono separate. In tal senso si parla di un "patto" che la città deve promuovere con il suo territorio per conoscerlo e, poi, rispettarlo con una serie di iniziative volte alla promozione e alla valorizzazione del suo patrimonio storico-artistico-architettonico-naturale, partendo dalla realtà della periferia per giungere al centro. Questo atteggiamento farebbe superare il limite di quella visione solo "urbana" della cultura che ci ha portato in Italia, via via, a pensare soltanto al centro storico.
Il tempo ci ha lasciato delle tracce evidenti e dobbiamo trovare delle nuove chiavi di lettura di questi segni. Tutti, più o meno, oggi siamo consapevoli che ogni cosa che riscontriamo (un monumento, un paesaggio, un oggetto) ed ogni avvenimento si collegano tra loro a rete e diventano una memoria del passato. Un segno, una traccia, quindi, che non possiamo ignorare e che dobbiamo imparare a leggere.
È questa una nuova sfida per l'uomo contemporaneo: la didattica per i beni culturali. Ad interrogarsi dovranno essere tutti: singoli ed istituzioni. In tale ottica i musei dovranno svolgere una funzione ordinatoria e promozionale, spiegando perché quelle opere, quelle "cose" sono state collocate in quel luogo. La storia della formazione del museo è fondamentale per conoscerne il cammino, le difficoltà, i collezionisti, i donatori, la crescita, gli acquisti, i restauri.
La didattica, inoltre, ci deve "guidare" dal museo allo scavo, ad una bottega artigiana interessante, ad un paesaggio, ad un monumento, ad un altro museo: in tal modo si realizza un dialogo stimolante con il territorio e le sue articolazioni. Il museo è definito archivio della memoria e dell'immagine storica della città e dell'area territoriale; un luogo o un edificio dove oggetti di interesse storico, artistico, scientifico vengono messi in mostra, conservati o studiati.
Non va dimenticato che la visita ad un museo ha una funzione rituale duplice: a) segna la vita personale e familiare, così che sia possibile poterla ricordare; b) permette una visione rituale, l'esperienza di un tempo diverso.