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_ Sergio Pretelli
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Sergio Pretelli

Stand:


RICERCA E STORIA ORALE

Sergio Pretelli
Università adulti/anziani di Vicenza


La ricerca nelle Università della terza età sembra essere una evoluzione naturale dell’attività che da vari anni codesti enti o perlomeno quelli più seri e motivati, hanno concepito ed attuato. Molti adulti hanno preso o ripreso confidenza con le letture, con la voglia di sapere, di conoscere e di viaggiare per vedere e mettere a confronto quanto appreso con il reale, quello autentico e quello conservato, quello reinterpretato e quello riutilizzato e riadattato.
La dizione ricerca comprende un gruppo di iscritti che si è rimesso sulle vie del sapere e dello studio. Le scelte culturali, attraverso il contratto d’aula, più precise e qualificanti nel senso che tengono conto non solo dell’argomento ma anche delle doti (umane, culturali, espositive) del docente, hanno permesso a molti di loro di entrare in confidenza, ed in maniera quasi naturale per via dell’età, con il metodo critico nel modo di affrontare il testo, il documento e le persone. Tanto che più di qualche studente ha trovato le coordinate mentali per dar mano ad alcuni lavori poi pubblicati.

Gruppi di lavoro

Il gruppo che si forma diventa sempre più propositivo, come è naturale e tipico nelle attività di formazione, ed è successo anche in questa esperienza. Intanto l’opportunità di stare insieme due o più volte la settimana, in mezzo a giovani e ad operatori culturali, movimentando la fantasia e spronando a fare ed a prendere o a sollecitare iniziative. E poi le visite culturali che mettono insieme gente di estrazione e cultura diversa per più tempo, che portano al confronto, alla curiosità, alla simpatia e che iniettano vene di ottimismo di fronte al monumento e all’opera d’arte e dopo, come è inevitabile per gli adulti, la rimeditazione del proprio vissuto che trova coincidenze col vissuto degli altri, che dapprima appare strano ma poi ritorna quasi naturale, la ricongiunzione epocale. E questo vaglio critico è una conquista importante da parte loro perché li porta a prendere coscienza del cambiamento, ad approssimarsi a quella “codificazione culturale” necessaria per mantenere gli eterni valori dell’uomo, attuali e freschi, anche nella società che cambia, per tornare ad essere interlocutori credibili tra le generazioni. È questo il ruolo peculiare delle Università della terza età che hanno molto da lavorare per proporsi o riproporsi come interlocutrici fondamentali nel dialogo interdisciplinare. Infatti economisti e statisti sociali, demografi e politici conoscono poco o danno scarso peso alle Università della terza età: nei loro studi prevale l’idea dell’anziano come numero, disabile o non autosufficiente, comunque emarginato dal sistema economico-culturale e da affidare ai servizi sociali.