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Townstories

Stand:


La mia piccola isola

Angelika Lübcke
traduzione : Luigi Prinzi

Abstract

Sono in attesa di un trasloco. Mi trasferirò in un nuovo insediamento abitativo. E' ideale per persone ed animali. Per me non si tratta tuttavia di una zona nuova. Qui sona già andata a passeggio, quando ero ragazza, con la mia carrozzina delle bambole. In quel tempo molte piccole case unifamiliari si ergevano su questo suolo. Spesso mia madre comprava frutta, fiori ed uova fresche dai proprietari di orticelli. Poi ci fu lo shock. I giardini scomparvero e vennero costruiti con il grigio cemento edifici a molti piani. Migliaia di famiglie riceverono nuove abitazioni luminose e moderne. Adesso queste case di cemento stanno in piedi già da trenta anni ed io mi trasferirò in una di loro.

La mia nuova abitazione si trova in un edificio a molti piani. Pazza, pensano i miei amici. Chi si trasferisce in un edificio così? Si tratta di un "Plattenbau", o come diciamo comunemente Platte (elemento di una tecnica costruttiva in cemento armato, sinonimo dell'abitare in termini di comfort, basata su grandi "piastre" -Platten- impiegata nella DDR come tecnologia principale nell'edificazione, su scala industriale, della società e dell'ambiente abitativo, secondo l'ideologia dell'uguaglianza sociale. Sorsero così nuove circoscrizioni quali ad esempio Marzahn ed Hellersdorf a Berlino con complessi abitativi di questo tipo, con altezza fino a 20 piani. Con il crollo del sistema politico nella DDR, questi edifici, caratterizzati dalla uniformità più totale delle linee architettoniche, hanno perso lo "status" di abitazioni confortevoli e, secondo l'opinione corrente, quasi ogni attrattività NdT). La mia piccola famiglia ed io abbiamo deciso di vivere qui. Abbiamo i nostri buoni motivi. La vita non consiste solo nell'abitare. Semplicemente le infrastrutture sociali sono a posto in questa zona. Ci sono il supermercato, la posta, l'ospedale, i mezzi pubblici di trasporto, ed il bosco ha inizio subito dietro la mia abitazione. In dieci minuti raggiungo il lago e posso mettermi a nuotare.

In maniera circospetta apro la porta dell'appartamento. Il mio cane muove la coda agitandola davanti a me. Tutto viene scrupolosamente annusato. Da qualche parte egli trova un vecchio strofinaccio. Ringhiando piano, lo trascina nella stanza che da noi è stata destinata a divenire il salotto. Ordinatamente lo ripone in un angolo della stanza. Ad un tratto si mette di nuovo alla ricerca e trova di fatto ancora un piccolo pezzo di legno. Lo riporta allo stesso modo riponendolo sul vecchio strofinaccio. Espirando sonoramente, si mette in posa di guardia davanti ai suoi nuovi tesori. Moritz ha già svolto, per la prima volta, il compito di mettere tutto in ordine, penso io, e lo accarezzo delicatamente dietro le orecchia. Poi vado alla porta del balcone e la apro. Il mio sguardo cade su di un pioppo che si eleva nel cielo in tutta la sua ampiezza. Chiamo il mio cane che, immediatamente, mi si mette al fianco. Lo prendo in braccio e gli mostro i nuovi dintorni.

Una giovane signora con il suo cane piccolo, nero e bianco corre tranquillamente su di uno spiazzo erboso sotto il mio balcone. Moritz comincia a guaire piano e scodinzola energicamente. Il piccolo cane rimane fermo e guarda su verso di noi: Moritz lo saluta con un forte abbaio. Il piccolo cane agita pure lui la coda amichevolmente. Poi ode un fischio imperioso e si mette a correre rapidamente dietro la padroncina. L'inizio sembra buono, io penso, e rientro contenta all'interno del mia nuova, spoglia abitazione. Domani c'è il trasloco. Molti scatoloni sono imballati. La mia famiglia è ben organizzata, ognuno conosce il suo compito.

Quando sto lasciando la casa, incontro un vecchio compagno di classe. Sorridendo amichevolmente, si ferma. "Vieni ad abitare qui?" Annuisco e gli tendo la mano per il saluto. "Bene, quando dunque?" "Domani", dico."Da domani anche io abiterò qui." "Tu certamente non te ne pentirai." egli dice. Si sta bene abitando qui. Non abbiamo noie. La vita in questo quartiere è tranquilla e governata dal buon senso. Buona fortuna per domani. Oh, se hai bisogno di me, basta che mi bussi ed io vengo in tuo aiuto." Io ringrazio e ripenso, andando a casa, ancora una volta al giorno successivo.

Non è passata nemmeno una settimana ed io mi sono ambientata. Non è poi così straniera la nuova regione per me. Nella mia fanciullezza c'erano qui molte piccole case unifamiliari. In primavera crescevano bucaneve e crochi. Rose e margherite fiorivano in estate. Le dalie erano splendide in autunno ed allungavano le loro spesse teste attraverso lo steccato del giardino. Alberi di melo, ciliegi e susini davano tanta frutta fresca, che mia madre poteva comprarla per noi dai proprietari dell'orticello. Ma un giorno si ordinò ai proprietari dell'orticello di andar via. Si doveva edificare. Naturalmente essi vennero indennizzati. Vennero offerti loro appartamenti nuovi, preferibilmente nel quartiere residenziale da poco costruito. Allora ci furono proteste che non finivano mai per i seguenti motivi: la gente non voleva edifici a molti piani, non voleva il cemento nei loro rigogliosi giardini. Lo Stato era più forte e fu costruito un quartiere nuovo con molti edifici a più piani, con un centro commerciale, una piscina coperta, un asilo infantile, tre scuole e tre case di riposo. L'ospedale ed i mezzi pubblici di trasporto erano già qui da sempre. Quattro nuove linee di autobus vi si aggiunsero adesso.

A Berlino Est (NdT) gli appartamenti moderni erano in quei tempi (ossia ai tempi della DDR NdT) scarsi. Ciononostante era previsto dal regime che i lavoratori dovessero abitare in ambienti luminosi e pieni di sole. Gli alberi di mele, di ciliegie e di susine, d'ora in poi appartenevano al passato. Da trenta anni è in piedi questo nuovo insediamento abitativo.

Non appena le prime zone verdi furono costruite, andai a passeggiare, spinta da curiosità, con la mia figlioletta nei cortili interni. Oggi i miei nuovi vicini sono ancora eccellenti lavoratori, intellettuali, ingegneri altamente qualificati e persone appartenenti all'esercito di una volta. Una mescolanza colorata di uomini che, dopo la svolta tedesca (la riunificazione tedesca NdT), non sanno dare facilmente un senso alla propria vita. Nel mio edificio a molti piani abitano pure famiglie giovani con più di due bambini, un asilo infantile, una agenzia, una comune con alloggio assistito ed il mio vicino diretto è uno studio di dentista. La gente giovane è molto gentile. Buon giorno, buon mattino, prego e grazie sono espressioni normalmente usate. I radicali di destra sono in lungo ed in largo non riconoscibili. C'è anche una coppia "punk" che nelle calde notti d'estate siede sul campo di giochi per bambini e suona. Naturalmente per alcuni inquilini essi rappresentano uno scandalo permanente.

Ci sono, come in ogni generazione, bambini piccoli, che dipingono la nostra grigia strada di cemento con un sole, imboccano le loro bambole sul prato e giovani che li fanno arrabbiare con la loro bicicletta. Non mancano nemmeno nella mia zona residenziale, porte che spesso vengono imbrattate e che al mattino successivo vengono ripulite dal portinaio, che non può fare a meno di imprecare. La cosa migliore per il mio cane è costituita dai molti compagni della stessa natura che incontra in questo quartiere. Sull'altro lato della strada essi giocano e si scatenano correndo spensieratamente intorno al parco. Un grande, pozzo assai moderno, che nei caldi giorni d'estate invita gli animali ed i piccoli ragazzi a fare il bagno, dà luogo a scottanti controversie.

Il mio sentirmi a casa consiste nell'essere circondata da alcuni amici, dalla frizzante aria berlinese e dalla fredda acqua del lago Müggelsee, da molti animali domestici e naturalmente anche da un po' di chiacchiere e pettegolezzi nei confronti dei vicini. Quando siedo nel mio balcone e prendo il sole placidamente, mi domando: che cosa mi manca ancora realmente per provare un grande sentimento di felicità?

Quando, nel corso della mia vita, non ho perso almeno una volta vecchi amici?

Se io sono triste, questo stato dura neppure cinque minuti, ed un amico amorevolmente ferma le mie lacrime. Questo stare l'uno con l'altro è per me la cosa essenziale. Esso individua il mio sentirmi a casa. E' bello nutrire il sogno di avere una casa unifamiliare con un bel giardino. Ma per realizzarlo, le nostre entrate non ci basteranno mai. Lunghi e costosi viaggi sono belli certo, ma quando ritorno, diretta a casa ancora una volta, in quale altro posto potrei pervenire ? Ignoranza e tolleranza di vicinato, forte ed attenuata, morbosa e sana, tutto questo fa parte della mia vita. Ridere e piangere sono le incombenze della mia vita quotidiana. Un sentirmi a casa in cui io sia solo una parte del tutto, ove, però il tutto costituisca il senso della mia vita.