Nel cuore del centro storico sorge una piazzetta di forma irregolare, ma talmente graziosa, raccolta e accogliente che oggi, nel silenzio che l’avvolge, è piacevole soffermarsi ad ammirare dal suo belvedere tutta la vallata sottostante di Barraghes, con i suoi appezzamenti di terra ben coltivati a orti e frutteti.
E’ una piazzetta antica, le cui origini si perdono nel tempo, addirittura nei secoli.
Si affacciano sulla piazza le case più antiche di Macomer, la casa Attene, un gioiello del 1600, che mette in bella mostra alcune finestre in stile gotico-aragonese. Porte e finestre erano abbellite da preziose cornici in trachite, scolpite dai mastri piccapedras dell’epoca, che distinguevano non solo le case nobiliari, anche quelle di chi ostentava una certa posizione economica.
Un’altra palazzina, splendido modello di antica casa signorile ,sorge nella piazzetta S. Croce, la palazzina dei Sequi, nobili macomeresi di cui ricordo benissimo, perché li stimavo, don Alfredo e donna Cicita.
Un tempo la piazzetta che nella mia mente evoca la piazzetta del Sabato del villaggio
di Recanati, non era come si presenta oggi. Sono rimaste le case, le pietre a sfidare il tempo, ma l’anima non c’è più.
Sono nata in quel quartiere e ho vissuto lì fino ai diciotto anni. Conosco ogni angolo di quel quartiere e quei ciottoli che ricoprono la piazza potrebbero raccontare le mille piccole storie che si sono avvicendate negli anni. E forse non basterebbero anni…
Si faceva quasi vita all’aperto, almeno per i bambini; appena liberi dai doveri scolastici, la piazzetta era un grande richiamo. Là incontravo le mie amichette del cuore: Pasquina, Assunta, Tetta, Bastiana… e giochi divertenti come nascondino, acchiapparella, furriolu, lo sposalizio, il teatrino, ci facevano scordare il tempo che passava. E presto si faceva sera! Quanto avremmo voluto allungare quelle giornate!