_
 
[ EuCoNet ]   [ ZAWiW ]   [ SoLiLL ]   [ LiLL ]    [ Gemeinsamlernen ]I
_ _ _
  Dreieck nach obenTownStories  
_ _ _
  Dreieck nach oben--- Testi --- Logo ZAWiW
_ _
  _Macomer
_ _ _
_
_ < pagina 3 di 3
_
_ up - home
_ _
_ _
_ _
_ _ Sentirsi bene
_ _
_ _ La Mia città
_ _
_ _ Fiumi
_ _
_ Piazze e vie
_ _
_ _ Costruzioni e chiese
_ _
_ _ Incontri
_ _
_ _ Storia
_ _
_ _ Tradizioni
_ _
_ _ Testi da altri
_ _
_ _ Stampa
_ _
_ _
_ _ _ _ _ _

Townstories

Stand:


Quando la primavera annunciava il suo arrivo, col tepore delle giornate, il bianco dei mandorli in fiore e il profumo delle pratoline, che crescevano numerose ai bordi della piazza e sul sentiero che portava a Funtan’e cannone, per tutti era una grande gioia. Zia Santora, la madre degli Attene, sedeva sulla panca di pietra, a fianco del portone e noi le stavamo intorno ad ascoltare storie del tempo passato, specialmente se erano storie che facevano venire i brividi, come quelle che raccontavano di anime dannate che una credenza popolare voleva vagassero per le strade e nelle soffitte dia alcune case, senza trovare la pace e il riposo eterno; oppure ad ascoltare episodi di banditi che si aggiravano nelle campagne per sfuggire alla giustizia, che spesso venivano ospitati nella stalla per intere notti e ad essi si offriva da mangiare e da bere.

Ma tra i miei ricordi di bambina, quello che ho nel cuore è legato a un evento che attendevo per tutto l’anno, un evento della settimana santa.
Nella piazza sorge la chiesetta di S. Croce, databile al 1650. Piccola e raccolta, con una navata unica, durante i riti della settimana santa, diventava il sepolcro di Cristo, tradizione che sopravvive ancora oggi, anche se con qualche cambiamento.
Le prioresse che si occupavano dell’allestimento del sepolcro e dell’organizzazione in generale cercavano delle bambine bionde che, vestite da angioletti, vegliassero il sepolcro.

Fui scelta. Avevo appena cinque anni, un corpicino esile, un visetto delicato e dei lunghi capelli biondi. La sarta preparò il vestito bianco punteggiato di stelle dorate, le ali ricoperte di piume ed una coroncina di fiori per tenere libero il viso. Per l’occasione zia Lisa, una vicina di casa alla quale ero molto affezionata, mi fece dei boccoli con un ferro che metteva a scaldare sul fuoco; ed ecco i miei capelli si trasformavano, diventavano ricci e più corti e, vestita con l’abitino bianco e le ali, mi immergevo nel ruolo di angelo e me ne stavo buona e compunta a vegliare Gesù nel suo letto adorno di fiori dall’intenso profumo, di luci e di drappi dorati che lo rendevano prezioso.
Ricoprii questo ruolo per parecchi anni, con grande gelosia di mia sorella Paola che, scura di capelli e di carnagione, non era mai stata scelta a fare l’angelo. Perciò tutte le sere, quando tornavo a casa, mi strappava i capelli per disfare i boccoli.