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Townstories

Stand:


All’ombra di un vecchio salice

di Pietrina Bosu

Qualche volta da giovane, ho avuto la sensazione di non sentirmi a casa in nessun posto, di sentirmi in esilio ovunque, col cuore stremato dalla nostalgia di quello che mi mancava, del mondo grande, sconosciuto e inconoscibile. Era come se la mia patria fosse sempre altrove. Invecchiando ho imparato a non pretendere troppo e ho scoperto di non avere una sola patria, ma di averne tante; stanno all’interno di una matrioska che le contiene tutte, la matrioska mondo. Culturalmente mi sento cittadina del mondo, ma mi sento anche europea, italiana, sarda.
Se, però, devo scegliere un posto tra tutti dove mi sento a casa, è la mia città e nella città, il piccolo angolo dove vivo. .




La mia città, che in ogni parte è viva
ha un cantuccio a me fatto
alla mia vita pensosa e schiva (U. Saba)





Il mio cantuccio è in via E. Lussu. Sullo sfondo il rione di Scalarla, che sembra un piccolo villaggio, arrampicato sul pendio di una collina. Davanti un viale di platani, che nella bella stagione hanno un fogliame rigoglioso, di un verde intenso. A un’estremità la Chiesa della Sacra famiglia, con la sua forma concava, come per un abbraccio. Al di là del viale uno stadio che conosco vociante e animato e così silenzioso, la notte, e così vicino che posso percepire il rumore dell’erba che cresce. Due palazzi gemelli, dove l’erba del vicino cresce sempre più verde; un cantiere arrugginito; un palazzo incompiuto, disabitato, rifugio d’uccelli e di sogni mancati. Durante il giorno i piccioni occhieggiano dalle finestre vuote e buie. A volte tubano vicini vicini con il loro buffo verso rotondo. A fianco un grande uccello metallico abbandonato, a sfidare i cieli. Sembra un pozzo di petrolio, ma è solo una gru meccanica con un lungo braccio che al tramonto si riempie di passeri, sfrattati dagli alberi del viale, che una potatura energica ha sfigurato.
A centinaia, appollaiati sull’uccello meccanico, come su una grande madre, lanciano nell’aria i loro gridi. Il profilo dei loro piccoli corpi disegna merlature delicate ammorbidendo le linee rigide del mostro di ferro. Il canto è un bisbigliare fitto fitto, lieto, come solo nel Giardino dell’Eden. D’un tratto s’acquieta e come in un gioco di prestigio i passeri scompaiono e il mostro è assalito da lugubri cornacchie che ammorbano l’aria con le loro voci sgraziate. Poi si fa silenzio. Solo si nota uno sbattere d’ali intorno al muro di cinta dello stadio, sforacchiato da questi architetti improvvisati, che vi hanno scavato i loro nidi.


Il cielo ha striature rosa, ma non riescono a tirar su il vecchio salice: dopo aver fatto fuori il ciliegio, a furia di piangere, ha mandato in depressione le piante del giardino, almeno quelle più vicine, che stentano a crescere alla sua ombra. Si difendono l’alloro e l’agrifoglio, ma fino a quando?
I gatti attraversano fulminei la siepe di pitosforo, facendone cadere i frutti che profumano d’arancio e scoppiano di semi. I bimbi, che quando i frutti erano belli e sodi, hanno fatto battaglia, ora giocano a nascondino, acquattati dietro le automobili, chiedendo con lo sguardo la mia complicità per non essere scoperti. Faccio finta di nulla e mi infilo nella porta. Salgo le scale e sento il profumo della piccola Alice, che ha due mesi. E’inconfondibile il profumo di un bebè. Le note del clarino di Piera ripetono la stessa frase. Piera ha undici anni e fa parte della banda musicale. Attraverso le porte chiuse arrivano profumi, chiacchiere e risate.
Ecco, sono a casa mia, anch’io nel mio nido. Libero i piedi, accendo la radio e penso che sto bene a casa mia, a due passi da tutto. Certo al salice avrei preferito un melograno, o un gelso. Queste piante hanno il potere di farmi sentire a casa, ovunque, come il profumo delle viole o il colore della pervinca o il sapore delle ciambelle di carnevale. La mia infanzia ne era deliziata. Se non pretendo troppo (una sensazione di compiutezza, di felicità, di soddisfazione perenne, che mi sono sconosciute) posso dire di sentirmi a casa, di sentirmi viva, di sentirmi in armonia.