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Townstories

Stand:


Una strada, una piazza nel cuore della città

di Rita Cuccuru

Mi piace molto viaggiare, e talvolta è capitato di sentirmi in pace con me stessa e con gli altri, di essere appagata, di fronte alla bellezza di un tramonto o l'alba, o alla maestosità di un monumento, o di fonte alle cime innevate delle montagne o alle forme che il vento ha scolpito nelle dune del deserto. Ho sentito una sensazione di pace di tranquillità che mi ha fatto pensare di sentirmi a casa. E' stata però una sensazione momentanea, euforica dovuta all'atmosfera creatasi nel conoscere, vedere luoghi diversi dal mio paese.
Infatti, al rientro in Sardegna, quando si intravede quel caratteristico paesaggio brullo, specialmente d'estate, quella sensazione, quella stretta al cuore, indice che stai rientrando a casa, è sempre molto intensa e si acuisce sempre più quando mi avvicino a Macomer.
La casa dove sono nata e dove abito tuttora, è situata proprio a Macomer in Via ROMA. E' una via del centro storico, non è molto antica ma una delle più belle e importanti. E' l'unica a non essere asfaltata ma lastricata.
In questa via c'è tutta la mia vita e tutti i ricordi. Bastava affacciarsi alla finestra, per vedere e assaporare quel piccolo mondo in cui si trovava tutto il necessario per il buon vivere di una piccola comunità.
Salendo dal Corso Umberto, si poteva intravedere, con la porta di solito aperta, il ciabattino (tiu Antiogu) che faceva gli scarponi (sos buttinos imbullittatos) per i contadini e gli stivali (cambales) per i pastori. Io rimanevo incantata a guardare le sue abili mani che lavoravano la pelle. Più avanti, c'era il primo cinema "il Verdi, "che frequentavo fin da bambina, e durante il carnevale fungeva da sala da ballo. In quel periodo Via Roma era la passerella per le maschere (sos corraggios).
Di fronte al cinema era situato un ristorante la cui vetrina faceva intravedere le specialità offerte secondo il periodo dell'anno, per esempio le frittelle a carnevale (sas Tipulas), che impregnavano la via del caratteristico odore.
Poco più avanti è situato il primo edificio delle Scuole Elementari costruito negli anni venti, che noi chiamavamo "lo scolastico", con un bel piazzale alberato in cui tuttora i bambini giocano al riparo dalle automobili. In questa piazza, durante le sagre paesane, per S. Antonio o per la festa del patrono S. Pantaleo, veniva e viene eretto anche oggi, il palco dei festeggiamenti, dove si esibiscono per diversi giorni complessi di musica moderna, poeti sardi e gruppi folcloristici che cantano e ballano. Via Roma per l'occasione è decorata con le bandierine multicolori ed è invasa da tantissime persone, anche dei paesi vicini. Ascoltano le canzoni o si aggirano per le diverse bancarelle dei venditori di torrone, noccioline e altri prodotti tipici. Ricordo anche un negozietto di generi alimentari dove si vendevano ancora sfusi, la pasta lo zucchero, la conserva, e le caramelle contenute in grossi barattoli di vetro. Con cinque lire regalate dal nonno, compravo di solito le more di liquirizia che mi piacevano tanto.
Di fronte alle Elementari c'è uno dei più antichi e bei palazzi di Macomer, edificato ai primi del 900, dove abitava dott.Caddeo, (illustre cittadino che è stato anche provveditore agli studi a Nuoro). Proprio vicino alla mia casa c'era il panificio di signora Geltrude; aprendo la porta di casa, la mattina si sentiva il buon profumo del pane appena sfornato.
In cima alla strada era situata la caserma dei Carabinieri. Mi sembra di vederli ancora, com'erano belli quando, per le occasioni speciali, passavano a cavallo in alta uniforme.
Oggi, con l'espansione demografica, sono stati trasferiti, il cinema, il ristorante e la caserma, non c'è più il calzolaio né il piccolo negozio. Non si sentono più i profumi tipici di quel periodo, ma per me rimane la più bella e importante via di Macomer, perché appena la imbocco mi sento a casa; qui c'è la mia vita passata presente e spero futura.