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Townstories

Stand:


Il mio piccolo fiume

di María Jèsus Velasco
Traduzione: Maria Gabriella Addonizio

Si, nella mia città c’è un fiume di scarsa portata, però fiume ai fini del mio racconto.
Credo che in altri tempi avesse molta acqua giacché le donne vi lavavano i vestiti, come in quasi tutti i fiumi.
Poiché è una città dell’interno, non ha mare, perciò in alcune parti del fiume, grazie alle chiuse esistenti, si accumula maggior portata e diventa navigabile in barca e si può perfino pescare, anche se ciò accade solo in estate.
I miei ricordi d’adolescente, ai margini del Manzanarre, così si chiama il fiume della mia città, risalgono a quando, accompagnato da mio padre, andavo a passare le domeniche lungo le sue sponde, mangiando e vedendo pescare i barbi ed altri tipi di pesciolini .commestibili, e, alcuni pescatori amici della mia famiglia, ce ne regalavano alcuni, sempre che la giornata fosse stata di buona pesca.

Io e mio padre uscivamo di casa verso le 7 del mattino, salivamo sul metro’ fino alla stazione più vicina alla fermata dell’autobus che ci portava al complesso sportivo, che allora si chiamava Parco Sindacale Sportivo Porta di Ferro, ubicato ai margini del fiume.
Si componeva di varie trattorie, un campo di pallacanestro, un campo di calcio, una pista di pattinaggio ed alcuni altri complessi per praticare altri sports. Però, fra tutti, la regina era una grande piscina divisa in tre spazi: per ragazzi, per adulti ed olimpionica, e si poteva passare da uno spazio all’altro senza uscire dall’acqua.
In quel tempo era l’unica piscina esistente a Madrid peri lavoratori ed era per questo che la domenica e nei giorni di festa estivi si riempiva al punto da non consentirti di bagnarti senza dire: “Per favore, fatemi spazio!”
Per questo, all’ora d’apertura, alle 8 del mattino, le persone si accalcavano alle porte e, una volta aperte, entravano correndo alle trattorie per ottenere sedie e tavoli.
Circa alla una appariva mia madre con il pranzo; non era un pranzo di scampagnata, secondo l’usanza; qualche volta portava filetti impanati o torte di patate e perfino polpette in salsa, pollo in guazzetto, con la sua salsa di pinoli ed uova sode e, ciò che faceva la delizia dei miei genitori, era l’invidia delle persone che stavano mangiando intorno.
Già stava scendendo la notte quando, stanchi per il caldo e per aver “nuotato” nella piscina, poiché nel fiume non era consentito bagnarsi, tornavamo a casa tutti e tre, felici e contenti, sognando la domenica seguente.