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Townstories

Stand:


PRAGA: L’incanto.

Francesca Pinna

L’aereo è in ritardo, arriviamo a Praga che è notte inoltrata. Dana, la nostra guida, ci aspetta all’uscita dell’aeroporto. C’è anche il pulmino-taxi che ci porterà in albergo.
Sono emozionata e impaziente di guardare la città ma non c’è tempo, dobbiamo partire subito. Con noi sale una ragazza, è italiana e si trova a Praga per un convegno. Il pulmino è a nove posti, spiega Dana, e deve muoversi sempre al completo.

Lancio sguardi furtivi mentre sprofondo nel sedile e quando la macchina si avvia, vedo solo porzioni di palazzi che corrono veloci, nascondendosi ai miei occhi. Perché mi sfuggi Praga? Penso, sono qui per vederti e disposta ad amarti come tanti hanno fatto quando ti hanno conosciuta. E’ l’impazienza che parla; la città è qui, luminosa e immensa, ha aperto le sue braccia a tutti, prenderà anche me con dolcezza. Domani, aspetterò domani.

Dana parla con l’autista. Ascolto il ceco incuriosita, è incomprensibile! Immagino le loro lingue che si attorcigliano, articolando le parole, ma il suono è armonioso, è una musica antica e nuova per me. Ne sono soggiogata.

E’ stata generosa Praga, invitante. Durante il nostro soggiorno si è mostrata col cielo terso, mentre il sole la faceva risplendere in tutta la sua bellezza. Dire che Praga è bella è limitato: è magnifica, imponente e regale; ma non basta, si potrebbe continuare ad attribuirle aggettivi all’infinito.

Era invitante, sì, ed avrei voluto conoscerla veramente a fondo, frugarla nei suoi angoli più nascosti e segreti, scoprirla con gli occhi, annusare i suoi odori, percepirne l’incanto con tutti i miei sensi. Ero a Praga, in Boemia, un sogno! Nella patria di personaggi illustri come Kafka, Smetana, Dvorak, Forman, Kundera. Terra d’elezione di Goethe, Rilke, Camus, Apollinair, Breton, Mozart.

Ho subito il suo incanto al primo sguardo: secoli e secoli di storia si snodano nei suoi monumenti e palazzi in stili così diversi: Romanico e Gotico, rinascimentale e barocco, cubista e art. nouveau; nelle strade, nelle piazze e nei più piccoli vicoli.
Ho trovato la città pulita, il traffico intenso ma ordinato, gli autisti pazienti. Mi ha colpito la mancanza dello strombazzare delle macchine, tanto abusato in ogni città. L’enorme insegna luminosa “ Mac Donalds” è una nota stridente fra le discrete cornici di ferro scritte in Ceco: Kavarna (Caffè), Lekarna (Farmacia), Papirnicktvì (Cartoleria) e ancora, Rock caffè e Pub, segno evidente dell’occidentalizzazione in atto nel paese.

Guardando i palazzi imponenti e alteri mi chiedevo; dove sono le abitazioni della gente che lavora, suda, soffre o ride, che sporca i pavimenti? Dov’è la gente che vive? Li ho visti, il giorno della partenza, all’estrema periferia, i palazzoni grigi, tutti uguali, contenitori di un’umanità massificata.

Volevo guardare i Cechi in viso, rubare i loro pensieri, capire dai loro occhi se sono felici: vedevo visi impassibili e severi, quasi tristi ma forse mi sbagliavo, forse erano troppo occupati nella quotidianità frenetica, impegnati a riprendersi la loro vita, nella primavera ritrovata.

Durante il mio breve soggiorno a Praga sono stata travolta da un turbinio d’emozioni: alla vista del monumentale Castello, della Chiesa di Loreto, del panorama osservato dall’alto della Torre del municipio, il giorno che siamo stati ricevuti dal sindaco. Ma l’emozione più forte l’ho avuta quando sono salita sul ponte Carlo.

Honza ci ha guidato con gioia nella sua città, parla discretamente l’italiano, è stata una guida preziosa. Il passo di Honza è spedito.- Qui – dice - siamo a Mala Strana, la città piccola, chiamata così perché si trova all’altro lato del fiume, rispetto alla città vecchia. E’ un carosello di palazzi incantevoli, tutti in stile barocco.

- Questa - continua Honza - è l’isola Kampa. L’abbiamo attraversata guardando stupiti gli alberi altissimi: il parco di Kampa è un’oasi di pace, alternato com’è da prati verdi e boschetti lussureggianti. Tra gli alberi e le ville, scorre lento il piccolo fiume del diavolo, dove nell’antico mulino la ruota gira stanca, per i turisti famelici.

- Quello lassù - indica Honza - è il ponte Carlo. Attraverso una lunga scalinata, vado su, riprendo il fiato e guardo: il fiume è largo, immenso: palazzi chiese, cupole e campanili si specchiano orgogliosi nelle sue acque. Fra le tinte pastello delle facciate spiccano le macchie di verde; il mite autunno ne ha sfumato i colori: qui è giallo paglierino, poi rosa, arancio, rosso e marrone. Lunghi ponti vanno da una sponda all’altra: sono braccia che uniscono la città e la Moldava in un abbraccio eterno. E’ uno spettacolo talmente bello da essere struggente. Penso: Praga è il fiume e il fiume è Praga. Mi vengono alla mente parole già sentite: Praga magica, Praga dell’anima, Praga nel cuore.

Na shledanon Praha. Arrivederci Praga!