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Townstories

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Dove mi sento a case

di Majka Matejakova
Traduzione in italiano di Bruna Lamastra

A volte si dice che ci si sente a casa lì dove si appende il cappello.Tuttavia ci vuole molto di più per sentirsi a casa.
Per molto tempo non sono riuscita ad afferrare il significato della parola “nostalgia di casa”, poiché ho avuto una mia “casa propria” del tutto particolare. Innanzitutto sono stata fortunata ad avere dei genitori che sono vissuti fino ad età avanzata, e ad aver avuto la possibilità di provare, accanto a loro, il mio più profondo sentimento di solida sicurezza , alla quale sono stata abituata fin da bambina.
Purtroppo né mia madre, né mio padre sono ancora vivi e non mi mancano soltanto loro due, bensì proprio quella sensazione di benessere.

Nel 1968 sono andata a far visita a mio zio nell’allora “Germania occidentale” e lì ho incontrato anche degli amici dei miei genitori e mia nonna.
All’epoca della Prima Repubblica essi avevano vissuto nell’Ucraina Carpatica. Si trattava di un piccolo gruppo di persone ben integrate che potevano conoscersi e fare amicizia. La religione, nazionalità e lingua materna non avevano alcuna importanza data la loro amicizia.La maggior parte di loro era padrona di più lingue e comunicava in tedesco o in ceco oppure in ungherese. Appresi tutto ciò dai miei genitori,ma solo dopo questa visita ho capito veramente cosa vuol dire sentire la nostalgia di casa. Queste persone che vivevano in condizioni economiche buone, senza particolari problemi di comunicazione, sentivano la nostalgia della loro vecchia “ casa “, che certamente non esisteva più.
Era stata un’esperienza molto speciale alla quale io avevo partecipato,appartenendo alla generazione successiva di una del loro gruppo, e improvvisamente percepii anche il loro sentimento di sentirsi stranieri in una terra straniera, nella quale vivevano da decine d’anni.

Questa sentimento di attaccamento ad un ambiente che ha fatto parte della nostra gioventù, è più forte di quanto noi stessi vogliamo ammettere.