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Townstories

Stand:


AGGRESSIONE SUL PONTE S. ANGELO

di Gùnther Schòffler

Traduzione dal tedesco Bruna Lamastra, con l´aiuto di una sua amica tedesca

Nove mesi fa, suo figlio Maurizio, con moglie e figlia si sono trasferiti a Roma. “I vostri famosi stemmi familiari mi danno ai nervi, aveva detto , e anche se S.Gimignano viene riportato nella lista dell’ Unesco come patrimonio artistico mondiale, non me ne importa niente”. E se ne sarebbe andato via subito anche se avesse potuto mangiare salame di cinghiale tartufato e bere la vernaccia tutti i giorni.
Da allora i genitori rimangono seduti, da soli, nella loro casa di pietra all’ombra della Torre Grossa, nell’ora in cui il sole tramonta sulle colline del Chianti. I genitori, si sa, sono per i figli una cosa scontata e non si accorgono delle loro esigenze.
I giovani, a partire da allora, vivono nell’XI Municipio di Roma che si chiama “Garbatella”, di cui i genitori non avevano mai sentito parlare, e che non si trova neanche nelle guide turistiche. Ed è un fatto che persino per la vecchia Roma questo quartiere, nel sud della città, è molto giovane e confina con le estreme colline della campagna.
La Garbatella fu concepita e costruita da Mussolini tra il 1925 e il 1930 come quartiere popolare, quasi come un “ghetto” per lavoratori. All’inizio era collegata con il centro di Roma da una sola linea tramviaria che passava attraverso il gasometro,la zona industriale e un mercato all’ingrosso. Alle casette con giardino, avevano fatto seguito grandi edifici condominiali che, dal di fuori, avevano un bell’aspetto, ma che all’interno risultavano molto modesti. Inoltre c’erano uffici comunali che riflettevano l’antico stile fascista.
Nel centro della Piazza Bartolomeo Romano, fu costruito un colossale edificio a forma semicircolare che ospitava il cinema Palladio, che era già chiuso da tempo, di fronte al quale c’era un altro edificio di stile altrettanto pomposo, che era un albergo ad ore di tipo particolare. Qui le famiglie, che abitavano nei palazzi popolari che mostravano una bella facciata, ma che non avevano stanze da bagno, potevano andare a lavarsi . Che ancora oggi è così lo sapevano anche gli stessi genitori che vivono in Toscana. Il loro figlio aveva la fortuna di abitare in un grazioso villino in affitto vicino a Via Luigi Fincati. La maggior parte delle abitazioni erano di proprietà, ma per loro ciò era troppo costoso. Il cortile interno di queste case, che nei tempi duri era stato coltivato ad orto, era adornato con diversi tipi di fiori, un cespuglio di gelsomino sotto il balcone emanava giorno e notte un dolcissimo profumo.
Alla fine i genitori si erano fatti coraggio per andare a trovare i loro ragazzi a Roma prendendo con fatica pulman e treno. A loro non piaceva viaggiare, andavano a Siena una volta all’anno per assistere al Palio della Contrada.
Maurizio li aspettava a Roma alla Stazione Termini. La Garbatella ha soltanto una fermata della Metropolitana.
La sera stessa li portava a passeggiare in un quartiere con giardini che faceva loro dimenticare un po’ la grande città. Nei giardini c’erano alberi da frutta, aranci, limoni, rotonde olive e sui muri si arrampicavano le bouganville in fiore. Quando, al termine della passeggiata, bevvero l’acqua alla fontana Carlotta si sentirono un po’ come a casa.
Il figlio e la nuora non avevano tempo da dedicare loro durante la giornata, e la nipote faceva finta di essere molto occupata anche se i genitori non mostravano particolare interesse nel vedere le meraviglie della città.
Poiché il secondo e penultimo giorno della loro visita cadeva di mercoledì, erano entrambi interessati ad assistere all’udienza del Papa a Piazza S.Pietro. Ovviamente si erano recati troppo in anticipo sul posto e, pertanto, erano stati sottoposti a severi controlli da parte degli addetti alla sicurezza, trattati come se fossero stati dei ladruncoli.
La chiesa apparve loro come un gigante ed essi si sentirono così piccoli da dimenticarsi di pregare almeno una volta. Si presero subito per mano ed andarono a visitare la Tomba di Pietro dove 95 lampade diffondevano un po’ di calore. Passarono davanti al monumento di bronzo del Discepolo sul Trono, davanti al quale si snodava una lunga fila di persone. Osservarono con stupore che, una dopo l’altra, toccavano il piede di S.Pietro e sorridevano in modo stereotipato al flash della macchina fotografica. Delusi ed infastiditi lasciarono la Basilica.
Il colonnato del Bernini appariva così imponente che avevano la sensazione di doversi rubare lo spazio per stare in piedi.
Su un’area recintata di fronte alla Basilica era stato già allestito il baldacchino del Papa, sotto il quale si trovava il suo Trono. Davanti ad esso erano state disposte molte sedie riservate alle alte cariche ecclesiastiche, ad altre importanti personalità e a coppie di neo-sposi. L’area di Piazza S.Pietro era recintata fino alla pedana riservata al Papa, dall’entrata fino alla fontana del Bernini.
Poterono entrare soltanto dopo aver mostrato il biglietto per l”Udienza Generale di Sua Santità”, che quel giorno era eccezionalmente gratuita. Qui si trovavano gruppi i cui posti erano stati assegnati dal Vaticano. Alle 10.00 in punto furono ricevuti da un Segretario, partecipando con entusiamo, saltando sulle sedie ad uno spettacolo così rumoroso che non avevano mai visto neanche al mercato di S.Gimignano.
C’erano centinaia o migliaia di persone. Finalmente arrivò il Papa sulla Papamobile e si meravigliarono che potesse arrivare fino al trono papale. Il Papa per fare pochi passi doveva essere accompagnato e doveva sorreggere il suo corpo incurvato appoggiandosi al bracciolo del suo Trono.
Potevano seguire tutta la cerimonia dettagliata attraverso schermi corredati da altoparlanti. Giovanni Paolo II salutava i pellegrini in tutte le loro lingue e apriva l’incontro con i sermoni del giorno tratti dalla Bibbia, chiamando per nome alcuni pellegrini. Nel frattempo trascorse più di un’ora e le persone anziane avevano sempre maggiore difficoltà nello stare in piedi. Quando cominciò la sfilata dei cardinali, a ciascuno dei quali era permesso di baciare l’anello del Papa, essi lasciarono Piazza S.Pietro e si sentirono interiormente un po’ sconcertati.
L’Imperatore Adriano aveva fatto costruire nel 2° secolo a.c. la parte inferiore del castello come suo Mausoleo. Poiché la morte è l’unica cosa che non si lascia commuovere da nulla, Adriano ha dovuto lasciare questa terra prima che il suo Mausoleo fosse finito.
“Mors certa, hora incerta” gli antichi romani lo sapevano già, ma non il loro imperatore. 12 secoli dopo, quando il Mausoleo era in decadimento, i Papi che presero possesso di Castel S.Angelo, lo innalzarono di 5 piani per dargli un aspetto più glosioso e piu’ imponente.
Il Ponte S.Angelo, lì vicino, risaliva ai tempi di Adriano e le 10 statue degli angeli furono poste successivamente, realizzate in marmo dalla mano del Bernini.
Avevano appena messo piede sul ponte, stupiti dalla sua magnificenza, quando arrivarono quattro bambine.
Le loro facce erano sorridenti come quelle degli angeli e tenevano in mano una scatola di cartone vuota che agitavano davanti a loro, cantando e ridendo. Questo gioco dei bambini li divertiva. All’improvviso alla signora fu scippata la borsetta da un quinto ragazzino che si era avvicinato, zitto zitto, da dietro. Questo si mise a correre sulle scale di pietra con il bottino, verso l’inizio del ponte e sparì. Quando i nonni se ne resero conto,i ragazzini erano già scomparsi . La coppia si mise a tremare come una foglia e la signora ansimava e si aggrappava alla balaustra del ponte.
Finalmente riuscirono a piangere.
Allora si abbracciarono e decisero di tornare subito a casa, e nessuno li avrebbe potuto convincere a buttare una monetina nella Fontana di Trevi.