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Townstories

Stand:


Un incontro sul Lago di Vico.

di Renata Caratelli (Roma)


Come tutte le estati io passo le mie vacanze a Ronciglione, una cittadina della Tuscia, a 56 km. a Nord di Roma, non lontano dal lago di Vico, un laghetto di 9 km di diametro a 510 m di altitudine, che occupa il cratere di un vulcano spento. Il lago di Vico è immerso nella riserva naturale dei Monti Cimini ed è circondato da una corona di colline e montagne coperte da splendide faggete.

Ogni mattina noi prendiamo la nostra barchetta fornita di un piccolo motore elettrico e cerchiamo una insenatura lontana dai pochi stabilimenti balneari esistenti sul lago, per passare qualche ora in pace.

Ieri mattina dopo un bel bagno eravamo approdati in un posto tranquillo e mentre mio marito era andato a raccogliere more nei rovi di cui le rive sono piene io mi sono distesa su un asciugamano tra i massi di lava ferrigna e la sabbia nera testimoni di antiche terribili eruzioni. Mio figlio era anche lui disteso al sole con un "sudato" libro dell'università in mano.

All'improvviso sulle onde blu scintillanti di sole è comparsa una canoa con a bordo una bella ragazza in bikini e un bambino. "Resta qui con i signori, mamma ti guarda da lontano", ha detto la ragazza sbarcando il ragazzino sulla spiaggia. E si è allontanata rapidamente muovendo con agilità i remi.

Visto da sotto in su, poiché ero distesa, il bambino forse di 6 o 7 anni sembrava un giovane vichingo: biondo, con gli occhi verdi a mandorla e il corpo abbronzato. Appena sceso a terra il vichingo si è diretto verso il nostro cane che dormiva accucciato all'ombra: "Che morde?", mi ha chiesto. "No", gli ho risposto io incautamente. Allora lui, allungata una mano, gli ha fatto una carezza, poi gli ha afferrato la coda, l'ha alzata e gli ha gettato un pugno di sabbia addosso. "Adesso ti spalmo un po' di nutella sul culo", ha gridato ridendo e la sua voce rauca sembrava quella di un adulto. Ho realizzato che la pace era finita.

Mio figlio si era tirato su seduto forse per difendere il suo cane Ugo, luce degli occhi suoi, che nel frattempo scodinzolava vistosamente contento. "La pace è finita" mi sono detta e anch'io mi sono seduta nell'illusione di dominare l'emergenza.

Il bambino, rivolgendosi a mio figlio: "La sai quella di Ignazio al bagno?" e giù a ridere "Non so se la capisci…". E mio figlio: "La so, la so…". "Allora ti racconto quella di Esmeralda…lei stava sopra…". E mio figlio di rimando: "E' vecchia già la so…".

Allora il bambino si è piantato sulle gambe divaricate e, per protesta contro la disgrazia di avere incontrato uno che conosceva tutte le sue barzellette, con il suo vocione arrogante ha incominciato a tirar giù una sfilza di frasi su certe signore notoriamente poco serie e su cose che si rompono agli uomini e così via…"La pace è finita" ho pensato guardando la canoa della madre che volteggiava lontana in direzione del Monte Faiano.

"Perché dici codeste parolacce?", ho azzardato io. E lui: "Ma dove vivi? Quando sarò grande le dirò tutte…anzi ti racconto quella di Isabella che aveva comprato un asino…": "No, no", lo ha interrotto mio figlio " Mettiti seduto qui e, visto che ti piace la nutella, l'hai mai provata sul pane con sopra la panna?". E mio figlio, con una pazienza che non conoscevo ha ripreso la conversazione. Ed è stato così che tra storie di vomiti e di cacche, ridendo a crepapelle i due se la sono spassata per un'ora, fino a che, volteggiando, dall'orizzonte è riapparsa la canoa.

"Massimiliano, saluta i tuoi amici. Ci rivediamo domani!". E la canoa è scomparsa in un raggio di sole.