Townstories

LA CITTA' PERSONALE potrebbe anche essere quella della fantasia, la città inventata. O forse quella dell'infanzia, quando più si sente l'appartenenza ai luoghi.

Ho abitato il quartiere Prati, esattamente sotto Monte Mario, quando era proprio un monte pieno di alberi. Tutti noi ragazzi passavamo l'estate in mezzo al verde, giocando a nasconderci e, a Pasquetta, con le famiglie per il tradizionale pranzo in campagna. Poi la guerra ha costretto la gente a tagliare gli alberi via via, per poter cucinare, scaldarsi.

Oggi lì è tutto un quartiere, sia pure ben costruito, ma di verde ne rimane ben poco.

Sulla Circonvallazione Clodia, dove appunto abitavo, i palazzi erano nuovi abitati da coppie giovani quindi da tanti bambini - solo nel mio palazzo eravamo 22 - e si poteva giocare in mezzo alla strada, tanto di macchine non ne passavano; e allora pattini, biciclette (sia pure in affitto, potendo) corse, giochi a squadre, pallone, cerchietti, nizza, guerra francese, ecc.

Ora la città é talmente cambiata, la Circonvallazione una strada di scorrimento macchine.

Confesso però di "sentirmi addosso" anche la zona dove abito ora: l'Ostiense, dove fino a pochi mesi fa c'erano i mercati generali, e un tono di popolarità però familiare.

Ora ci sono palazzi nuovi, l'ufficio della Prefettura e la terza Università di Roma ma il clima é lo stesso. E poi il Tevere, la cintura della città. E la Basilica di San Paolo. Ma siamo anche ai piedi della Garbatella, quartiere che abbiamo già presentato e che amo.

La città mia personale dovrebbe essere tranquilla, piena di verde, a dimensione umana: forse un piccolo paese? No, mancherebbero troppe cose. Infatti, da Roma non vado via.

Al di là del caos ha, in qualsiasi quartiere, degli angoli impensabilmente belli. E poi il Gianicolo, villa Borghese, il Pincio, villa Ada, le antichità...e il centro storico con dei vicoli dove ancora é possibile camminare a piedi.

Tutto ciò che non é cambiato rappresenta la mia personale città. No, non posso lasciarla.