Il nome
Sulla collina di Trinità dei Monti nel 1^ sec. a.C., Lucullo costruì la sua grandiosa villa, utilizzando il bottino di guerra guadagnato dalle campagne in Asia Minore contro Mitridate.
Le notizie degli storiografi dell'epoca ci fanno sapere che, circa 40 anni dopo, fu fatto passare in quella stessa zona, il condotto sotterraneo dell'Acqua Virgo (acquedotto Vergine). Ed è quindi possibile che il nome di via dei Condotti (via Conductorum), un tempo chiamata della Trinità, derivi proprio dalle condutture dell'acquedotto. Sembra da quelle che furono ripristinate a metà del Quattrocento, per portare l'acqua a quella che sarà poi la Fontana di Trevi.
La via del lusso descritta da Gabriele D'Annunzio
"La Via dei Condotti è metà nell'ombra, metà nel sole, con in fondo Trinità dei Monti alta come un castello o come un duomo di lamina metallica; e nella via dei Condotti…sorge non so quale apparenza di lusso e qual bella concordia di colori in cui domina una trinità: il giallo velato dell'oro zecchino, il rosso cupo degli antichi damaschi, il marrone carico del bronzo giapponese….."
I pellegrini del nord Europa
A Roma, le aree destinate all'"ospitalità", dove s'insediavano locande, alberghi e trattorie, sono mutate nel tempo.
Un raro esempio di borgo medievale romano rimasto pressoché inalterato dalla fine del '400 ai giorni nostri è rappresentato da quelle vie che gravitano intorno a via dell'Orso, vicolo della Palomba, via De' Gigli d'Oro, e che traggono il loro nome proprio dalla locanda o dall'osteria lì esistente all'epoca. Erano locande di basso livello (c'è ancora traccia di un gabinetto…all'aperto) frequentate soprattutto dai pellegrini che venivano a Roma per gli anni santi e le grandi ricorrenze religiose.
Dal XVII e XVIII secolo la zona dove i turisti del nord, che entravano nella città dalla porta Flaminia (piazza del Popolo) gradivano soggiornare, era estesa fino a Trinità dei Monti e a piazza di Spagna.
La piazza si popola di confortevoli locande, destinate ad ospitare la nobiltà del sangue, della cultura, dell'arte: Vittorio Alfieri e Cagliostro scendono all'"Albergo della Scalinata"; la "Ville de Paris" ospita Giacomo Casanova; la "Locanda delle Scuffiarine" è la preferita della nobiltà tedesca.
In questa gara di mondanità e di cultura Via Condotti non è davvero in secondo piano: l'"Hotel de Londres" accoglie sovrani come Paolo I^ di Russia, Federico Guglielmo II^ di Prussia, Luigi di Baviera; la "Locanda della Corrazza" poi divenuto "Hotel d'Alemagna", di proprietà della famiglia dell'acquarellista Roesler Franz, ospita Winckelmann e Luciano Bonaparte.
Il Caffè Greco
Questo caffè è il solo al mondo, oltre al caffè Procope di Parigi ed al Florian di Venezia, in grado di esibire più di due secoli di vita (1770): arte e raffinatezza sono il simbolo del locale in un'eco internazionale.
Il "Caffè di Strada Condotta" - così lo chiamava Giacomo Casanova - un tempo monopolio degli artisti tedeschi, poi di tutte le nazioni e infine d'ogni intellettuale anche oggi di passaggio e residente a Roma, ovvero d'avventori attirati da gusto e preziosità.
"Ieri uscii da casa e fui nella mia favorita piazza del Popolo" e poi "Via Condotti è il luogo più frequentato di Roma", scriveva Giacomo Leopardi alla sorella, da Roma nel 1832 dalla casa al n.81 3^ piano; nel palazzo a fianco soggiornerà, in un appartamento sopra al Caffè Greco, circa trent'anni dopo, il favolista Hans Christian Andersen, il cui divano è ancora lì, nella saletta dei Romanisti.
Si può dire che fra il 1800 e il 1850, tutto quanto l'Italia, la Francia, la Germania e la Russia produssero di più alto nelle arti e nelle lettere si dette convegno nella piccola caffetteria oscura di Via Condotti.
Musicisti come Mendelssohn e Berlioz, Wagner e Franz Liszt, scrittori come Leopardi, Gogol e Stendhal, scultori come Thorwaldsen, filosofi come Schopenauer, e ancora patrioti, cospiratori e sbirri.
Oggi
Oggi purtroppo, Via Condotti ha perso molto, come tanti altri luoghi mitici del passato, la sua patina di arte e raffinatezza; è rimasta una arida emanazione del potere e dell'effimero. L'eleganza ha lasciato il passo al prodotto trendy, il lusso è espressione solo di ricchezza e non sempre di bellezza artistica, l'armonia è del tutto svanita.
Restano testimoni del tempo i sontuosi palazzi Torlonia e Caffarelli, la casa dei Trinitari Spagnoli con accanto alla Chiesa della S. Trinità, Negri-Arnoldi e Lepri ed alcuni nomi di ineguagliabile pregio soprattutto nell'egregia arte orafa come Buccellati e Bulgari, come Zendrini e Eleuteri.
Difendiamo questa strada dal degrado del consumismo sfrenato che la minaccia direttamente, salvaguardandone l'immagine prestigiosa che ne fece in passato una delle più eleganti e raffinate strade del mondo!
Carla Costanzi