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ODE Open Doors for Europe

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Natale nella storia

Il Natale � stato celebrato per la prima volta a Roma verso il 330. La data del 25 dicembre non cor-risponde esattamente alla nascita di Ges�: nessun documento scritturale lo conferma e le tradizioni primitive della Chiesa non sono concordi nel calcolare la data della nascita di Cristo. Tale data � stata fissata verso il solstizio d'inverno per rispondere alla sensibilit� dell'epoca, che mirava a fe-steggiare la "rinascita" del sole. I "cronogrammi" che manifestano la preoccupazione di presentare il Cristianesimo come una lunga storia segnata da grandi date, quali l'alleanza con Abramo, la vo-cazione di Mos�, e la nascita del Signore, concordano sulla data del 25 dicembre e danno cos� al Natale una dimensione storica, che soddisfa le preoccupazioni della mentalit� del tempo in cui fu-rono stesi, ed anche la mentalit� del nostro tempo.

Nel secolo IV l'arianesimo, venuto dall'Oriente, nega la divinit� di Cristo: tale � ancora oggi la mentalit� di coloro che vedono nel Cristo soltanto la sua umanit�, o che considerano nella Chiesa solo l'aspetto umano, l'organizzazione giuridica, le debolezze, la funzione civilizzatrice. La cele-brazione del Natale fu una confutazione di queste concezioni erronee: si adottarono per l'unica allo-ra messa di Natale le letture di Giovanni 1 ed Ebrei 1, essenzialmente orientate verso la descrizione della trascendenza del Signore. Celebrare il Natale significa, dunque, riconoscere l'aspetto divino del Cristo e della sua Chiesa, pegno della nostra divinizzazione.

Nel 360, l'impero romano ritorna al paganesimo con Giuliano l'Apostata e con il culto del Sole in-vitto (il sole che non muore), che lega l'uomo al ritmo della natura, al ciclo delle stagioni e, in ulti-ma istanza, lo vuole schiavo degli "elementi del mondo" (prima lettura domenicale dopo Natale). La Chiesa reagisce sottolineando che il cristiano non � pi� in bal�a del mondo creato; essendo stato liberato, non dipende pi� che da un nuovo Sole invincibile, il Cristo, trionfatore del male e padrone di tutte le forze dominatrici dell'uomo. A quest'epoca risale l'introduzione del tema della luce nella liturgia di Natale.

Nel 440 il papa San Leone dovette occuparsi del manicheismo, eresia che professava un disprezzo assoluto della natura umana e della creazione, considerate come principi del peccato, cause di pes-simismo e di sconfitta, e insegnava che la santificazione richiede la distruzione della carne. Il Natale � allora l'occasione scelta dalla Chiesa per confutare tale dottrina: siccome il Verbo di Dio si incar-na nella natura umana, questa non pu� essere cattiva!

Nel 448, il monofisismo conquista a Roma alcuni spiriti. Esso deriva dal manicheismo, perch� so-stiene che la natura umana di Cristo non ha potuto resistere alla trascendenza della sua divinit�. � l'eresia di coloro che divinizzano tutto nella Chiesa, rifiutando in blocco ogni cambiamento, evolu-zione, variet�; come pure di coloro che attendono tutto da Dio, senza il contributo della collabora-zione umana. San Leone, che guida la Chiesa di Roma in questo periodo, introdusse ancora nella li-turgia di Natale dei temi che fino al suo tempo erano riservati alla liturgia pasquale: i temi della "ri-generazione" e della "novit� di vita". La messa dell'aurora, riservata da principio alla colonia greca di Roma, la quale celebrava Sant'Anastasia al 25 dicembre, diventa progressivamente una messa di Natale. Nei secoli VII e VIII si completarono poi i formulari dei canti e delle orazioni, in modo da costituire definitivamente la liturgia di Natale, quale ora noi la celebriamo.

Il principio costitutivo di questa liturgia � essenzialmente missionario: la Chiesa ha fatto del Natale l'occasione del suo dialogo con il mondo, elevandone le speranze e correggendone gli errori con la proclamazione della verit�. Celebriamo dunque il Natale accogliendo la speranza del secolo in cui viviamo e sforzandoci di scoprire nella persona di Cristo l'oggetto di questa speranza.