gemeinfrei, By Mario Nunes Vais (1856-1932). [Public domain], via Wikimedia Commons
Questa appassionata donna russa, che oggi in Italia sarebbe considerata una extracomunitaria, ha dato un grande contributo all’emancipazione delle donne italiane sia come medico che con le sue idee sociali. Considerata al suo tempo una pericolosa anarchica marxista oggi sarebbe una tranquilla rappresentante del socialismo democratico europeo
Quando nel 1882 Anna Kuliscioff si laurea in medicina a Napoli è una delle prime donne laureate. In Italia dominano le teorie di Cesare Lombroso: “la microcefalia della donna indica la sua inferiorità anche morale nei confronti dell’uomo”. Il mondo giuridico segue la filosofia del diritto dell’abate Antonio Rosmini : “compete alla moglie l’essere quasi un accessorio, un compimento del marito".
Anja Moiseevna Rozenstein, ebrea russa di origine tedesca, si abbatté come un ciclone nella stagnante società borghese italiana. Per sfuggire all’ arresto dello Zar Alessandro III cambiò il suo nome in “Anna Kuliscioff” (in russo “manovale”). Dalla Svizzera si trasferì in Italia col socialista Andrea Costa a cui dette una figlia e l’Italia diventò la sua seconda patria.
Nel 1888 a Padova si specializza in ginecologia. La sua tesi apre la via alla scoperta dell’origine batterica delle febbre puerperali .
Presta attivamente opera medica e psicologica alle donne povere della periferia milanese. E’ soprannominata “La dottora del popolo”.
Abbandonata da Andrea Costa, Anna Kuliscioff si lega al socialista Filippo Turati che condividerà con lei persecuzione e prigione. Nel carcere di Firenze Anna si ammala gravemente di tubercolosi.
Uscita di prigione Anna Kuliscioff riprende l’ attività politica. Vuole leggi che permettano alle donne gli stessi lavori e remunerazioni degli uomini. Vuole il diritto al voto.
Anna Kuliscioff ha contro tutti. E’ contestata dalle “dame” della buona società. Le studentesse reclamano "l'alta missione della famiglia".
La contessa femminista Anna Mozzoni nel 1906 presenta un progetto legislativo per il voto alle donne “alfabetizzate”. La Kuliscioff deride il “voto alle signore”. Scatena una vera lotta di classe coinvolgendo le operaie delle industrie del Nord che benché analfabete capiscono e si mobilitano.
Con la durissima enciclica "Pascendi" l'8/9/1907 Pio X condanna il "modernismo" e mette al bando la curia milanese.
I socialisti la contestano (anche Turati). Temono per le rivendicazioni maschili . Nel 1912 il governo Giolitti concede il voto a tutti i cittadini maschi.
Nel 1919 infine la Camera dei Deputati promette il voto alle donne dopo due legislazioni. Il sopraggiunto Fascismo cassa tutto.
Alla morte della Kuliscioff, il 29/XII/ 1925, facinorosi fascisti attaccano il corteo funebre .
Nel 1946 le donne italiane voteranno per la prima volta nel Referendum (soprattutto per conservare la monarchia!).
Oggi molte vie e piazze di città italiane sono intitolate a Anna Kuliscioff.