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Communication

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3. Il presupposto non formulato

La fonte più comune dei fraintendimenti quotidiani è che chi parla o scrive assume dei presupposti, che ritiene non necessario rendere espliciti. Tali presupposti possono riguardare il significato di una singola parola o frase, l'informazione implicita in una proposizione o la conoscenza di un intero campo che viene discusso. Questa barriera è essenzialmente di carattere cognitivo, cioè l'insuccesso è dovuto all'ignoranza o mancanza di informazione dalla parte del ricevente e non già nella sua predisposizione ad interpretare ciò che viene detto in termini della propria organizzazione mentale; gli insuccessi di questa seconda sorta nascono da fonti più complesse.

Le ambiguità che si sviluppano su singole parole o frasi, possono aver luogo a molti livelli di raffinatezza. Una delle ambiguità più notevoli è quella che si ha, quando si intende male un'espressione standardizzata (es.: "Café, olé", "Café au lait").

Il mondo dell'educazione è un campo in cui i presupposti non formulati possono produrre danni enormi, dando luogo a presentazioni inefficaci di argomenti, ad apprendimenti discontinui ed a fratture nell'impegno di apprendimento dei singoli.

Nella vita quotidiana molto dipende dalla finezza di chi effettua la comunicazione. L'incapacità di rendersi conto dello stato d'informazione dell'altra persona può nascere da varie cause. Chi parla può dimenticare che i termini che trova naturale usare sono stati acquisiti come risultato di un lungo addestramento e di un lungo studio; egli può temere di annoiare i suoi ascoltatori con ciò che erroneamente crede ovvio; oppure può cessare di dire troppo e può essere troppo pigro per indugiare su spiegazioni preliminari. Un difetto più sottile nasce dalla difficoltà che s'incontra nel determinare quanti asserti ridondanti sono necessari. Per determinare questo accuratamente, occorre che si conoscano le associazioni di cui dispone il ricevente; alcuni che parlano non dispongono quasi per niente di un tale tipo di finezza conoscitiva, invece il parlatore raffinato è continuamente attento agli effetti che le sue parole producono; è come se ricevesse messaggi non pronunciati da coloro che l'ascoltano, per cui una comunicazione a senso unico diventa a doppio senso.