Erfahrungsberichte

Vera, la mia ospite – come nasce un’amicizia

Dopo un viaggio in autobus di 10 ore arriviamo a Kursk, mercoledì a mezzanotte. E’ buio, freddo, le strade scarsamente illuminate. Ci sgranchiamo le gambe e scendiamo dall’autobus irrigiditi. C’è un gruppo di circa 15 persone in allegra attesa che sarebbero diventate i nostri anfitrioni e avevano resistito a lungo all’aperto, in piena notte, per accoglierci.

Noi siamo stanchi morti e non troppo tranquilli, non sapendo come sarebbero stati da qui in poi i nostri  pernottamenti nella Russia sconosciuta. Appena scesa dall’autobus metto in vista il nome della famiglia presso cui alloggerò e così Vera, la signora che mi ospiterà, mi viene incontro e mi da il benvenuto. Appare subito chiaro che la comunicazione non sarà molto facile a causa della mia scarsa conoscenza del russo e del lacunoso tedesco di Vera.

Partiamo in quattro su una vecchia auto verso la cintura esterna di Kursk; le strade peggiorano sempre di più; superiamo un insieme di  blocchi di  edifici, svoltiamo in una strada laterale e ci fermiamo davanti a una schiera di case a quattro piani, con dei miseri giardini. Vera e io mettiamo piede nell’ingresso: la porta esterna non chiude bene; la tromba delle scale con i gradini danneggiati, pitturati di un orribile verde, odora di DDR.

Suvvia, ma può diventare più  “accogliente”! – penso.

La porta di casa, una porta da cantina in acciaio, viene sbloccata da due diversi chiavistelli e noi entriamo. La casa è piccola: un cucinino, due camere… Tiro un grosso sospiro di sollievo: è pulita, accogliente, curata. La cucina è minuscola, ma dotata di stufa, frigorifero e surgelatore; il bagno con vasca e doccia, acqua corrente calda/fredda, una normale toilette … In poche parole è come una nostra casa (degli anni 70).

Ho a mia completa disposizione tutta una camera, che era  un tempo dei ragazzi, con un confortevole divano letto, e accanto delle lenzuola fresche di bucato pronte all’uso.

Sprofondo subito in un lungo sonno. 

 

La mattina seguente la colazione è pronta nella minuscola cucina e noi ci sediamo sui piccoli sgabelli intorno al tavolino. C’è il surrogato di caffè o il tè, un meraviglioso quark fatto in casa, un pane discretamente buono, ed inoltre salame e formaggio, del quale non sono rimasta troppo entusiasta. Adesso, come ci capiamo? Nessun problema, ognuno ha con sé il suo vocabolario, inoltre gli occhiali, poiché entrambi abbiamo necessità di questo mezzo ottico di aiuto.. Come prima cosa è importante chiarire  l’organizzazione: quanto tempo abbiamo per la colazione, quale è il nostro programma, che cosa facciamo questa sera? Poi si passa ai dettagli specifici, per es. che a me il quark piace moltissimo:skussna (buono), bolschoi (bello) spasibo (grazie). A seguito di questo Vera spiega “con le mani e i piedi” come ha preparato ella stessa il quark, come ha usato le varie ciotole, con le quali cucina e così via. Contemporaneamente ci rendiamo conto che ci piacciamo ed io capisco che mi troverò bene qui.

Solo il sabato pomeriggio, due giorni dopo il nostro arrivo a Kursk, impariamo a conoscerci un pochino meglio. Ho portato con me alcune cartoline di Ulm, insieme a piccoli regalini. Inoltre, quando ancora stavo a Ulm, avevo preparato un piccolo album di foto, con fotografie di Ulm, della mia famiglia e dei miei hobbies. Proprio questo album di foto si è dimostrato un “colpo vincente”: non abbiamo dovuto più consultare i vocabolari, le foto erano parzialmente esplicative. Inoltre queste immagini hanno aperto un accesso al cuore di Vera: avevo confidato le mie cose più personali. Vera tirò fuori i suoi album di foto, così che io adesso la conosco un pochino meglio. E’ vedova da due anni. Ha due figlie, da ognuna un nipote. Ha vissuto per circa 30 anni nelle vicinanze di Murmansk, dove ha conosciuto suo marito, ha creato una famiglia e cresciuto le figlie. Quando è andata in pensione è ritornata a Kursk.

La sua professione era legata al suo diploma universitario in economia aziendale, ma se “spedita”, “punita” o semplicemente trasferita a Murmansk, forse per sua libera scelta, è cosa che, a causa della nostra scarsa reciproca conoscenza delle lingue, non ho potuto chiarire. Comunque era evidente che Vera capiva e parlava il tedesco molto meglio di quanto io capissi e parlassi il russo, con un miglioramento, giorno per giorno, della nostra comunicazione  (solo io ho migliorato poco il mio russo). Gli album fotografici di Vera documentano anche la sua reale bellezza. Ho trovato che assomigliava a Sophia Loren e ogni mattino la salutavo dicendole “dobre utra, Sofia” (buon mattino, Sofia), motivo per cui lei doveva sempre ridere. Non era la solita bellezza russa, poiché aveva gli occhi castani come i cerbiatti, molto espressivi, un viso armonioso, capelli scuri, una bocca dalle labbra piene. L’espressione del viso leggermente triste, poiché il marito è deceduto da non troppo tempo, le conferiscono uno charme melanconico. Ha un modo di ridere contagioso, allegro, l’espressione del suo viso è vivace e apertamente amichevole. Ha ancora una bella linea e sembra decisamente più giovane dei suoi 56 anni.

 

 

La domenica seguente,  domenica della Pasqua russa, doveva essere trascorsa in famiglia. Vera ed io ci eravamo messe d’accordo già dalla sera prima, che non avremmo guardato  a mezzanotte in televisione la funzione trasmessa da Mosca né saremmo andate alla messa di Kursk, ma volevamo semplicemente dormire abbastanza.   

E c’era un motivo. Il giorno dopo, infatti, era giornata piena a casa di Vera. Ci furono grossi preparativi: furono cotti “Blinie” e “Piroschki”, il dolce pasquale fu decorato, vennero preparate varie insalate. E infine  arrivarono gli ospiti. E’ incredibile quante vivande trovino posto sul tavolino nella camera da letto/soggiorno di Vera e  come 6 adulti più due bambini piccoli possano  sistemarsi sui due sgabelletti  di  cucina e due sedie. Entrambe le figlie erano venute in visita con i generi e i nipoti rispettivamente di 8 anni e 6 mesi ,che pieni di curiosità, volevano anche vedere la nonna  tedesca.

Tutte e due le figlie vivono con le loro famiglie a Kursk, una figlia nelle immediate vicinanze della madre. Danilo, il bambino di 8 anni, ha già vinto diverse medaglie a scacchi,  che sono appese con i loro attestati nella “mia” camera da letto. Danilo parla un poco inglese, al contrario della mamma e della zia, che erano cresciute e avevano studiato a Murmansk, ma evidentemente non dovevano avere imparato né tedesco né inglese. Dopo che avevo abbondantemente ammirato i nipotini e tenuto il piccolo in grembo, era arrivata l’ora per il pisolino dei bambini e anche della loro nonna. Perciò Vera mi ha tolta dalla circolazione e mandata con uno dei generi, che parla anche un po’ d’inglese, a giocare al tennis da tavolo. Nel quartiere c’è un piccolo centro sportivo con spazi per il tennis,   palestre e anche tavoli da ping-pong.  Ci divertiamo un’intera ora , entrambi non molto professionali nel gioco del ping-pong, lui con scherzi e humor, parliamo un po’ inglese e ci intendiamo magnificamente.

Nel tardo pomeriggio Vera ed io andiamo in una chiesa ortodossa, in cui lei prega secondo il rito religioso e  si raccoglie qualche minuto in silenzio. Io posso osservare come i fedeli bacino le icone o i dipinti, si inginocchino anche sul pavimento e  lo bacino. Nei 30 minuti circa che siamo rimaste lì non abbiamo sentito un canto monastico ortodosso.      

Alla sera Vera mi rapisce per un concerto con cinque strumenti solisti. La medesima  orchestra la avevamo già ascoltata due giorni prima.  Questa sera tuttavia avverto una intensità particolare nei suoni,  nella scelta dei pezzi, nella reazione del pubblico  nella sala tutta piena,  in breve avverto una atmosfera particolare. Fortunatamente mi viene data una spiegazione: una turista di Meiningen, che siede dietro di me, parla russo ed è  in visita con un gruppo, mi rivela  che si tratta  di una delle più famose orchestre russe, e  che si esprime ad un livello particolarmente elevato della sua capacità. Durante la pausa mi compro un CD, poiché sono particolarmente entusiasta della loro musicalità, sebbene normalmente non ami molto  questo genere  di combinazione strumentale, con banjo, mandolino, chitarra e batteria.  Dopo il concerto Vera mi conduce, contro la mia  resistenza, sul podio dove vengo presentata singolarmente ai musicisti, vengono fatte foto di gruppo ed essi debbono anche firmare il CD.  Ovviamente i musicisti lo fanno volentieri e sono contenti per il  mio interessamento. In seguito risultò che questo concerto serale era un concerto di giubileo  di questa orchestra per i 15 anni della sua fondazione, quindi un  “highlight”. Purtroppo non ho scoperto  se Vera conosce personalmente  questa gente oppure se è tradizione  precipitarsi così  sul  palco e far conoscere gli amici. Alla fine non sapevo chi si sentiva  poi più onorato, gli orchestrali  oppure io?  Non ho quindi sperimentato  la tipica festa pasquale russa, come speravo. Però conta di più un breve sguardo all’ interno di una “normale” famiglia russa del  ceto medio e del suo modo di vivere.

Carmen ci aveva avvisato che avremmo preso commiato da Kursk con le lacrime e così è avvenuto nella realtà: Vera ed io ci siamo abbracciate, ci scorrevano le  lacrime, sebbene Vera  sia una persona  piuttosto   riservata, di poche parole e  discreta.

Con le figlie  ho scambiato gli indirizzi e-mail. Forse è possibile una visita di scambio in Ulm, in ogni caso  esse saranno da me le benvenute , così come anche il piccolo Danilo. Con lui  il futuro russo  non appare poi proprio così brutto.

Traduzione: corso di tedesco (D.Palm), Università Popolare di Roma; Maria Santacroce, Anna Campana, Lucia Chircu, Patrizia Taborri, Franco Fogagnolo


Wenn sie mit dem Autor/Autorin des Textes in Kontakt kommen möchten, wenden Sie sich bitte an leserbrief@europa-erleben.net



Barbara Heinze
eingereicht von
Barbara Heinze
Kategorie
Begegnungen helfen verstehen
Datum
01.06.2010


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